Premio Aachen per la Pace ai No MUOS

Aachen Friedenspreis (ossia Premio per la Pace di Aachen) è il più ambito riconoscimento europeo per la pace e dal 1988 si assegna ogni anno in Germania ad Aachen (detta in italiano Aquisgrana) e prevede due sezioni: una interna alla Germania e l’altra Internazionale.
Oggi 8 maggio 2017, qualche minuto dopo le undici, nel corso della consueta conferenza stampa ad Aachen, è stato dato l’annuncio che per quest’anno il premio sarà assegnato a noi No MUOS.
La cerimonia di premiazione è prevista il prossimo primo settembre.
Nell’esprimere tutta la nostra soddisfazione per l’importante riconoscimento internazionale appena conseguito, abbiamo il piacere di incollare in calce la notizia con la motivazione del premio in traduzione italiana.
La stessa motivazione sarà visibile in lingua tedesca nel sito della fondazione Aachen Friedenspreis: http://www.aachener-friedenspreis.de/startseite.html .
Per un approfondimento sulla natura, la storia e l’albo del premio si segnala la voce di wikipedia: https://de.wikipedia.org/wiki/Aachener_Friedenspreis
La foto allegata si riferisce alla cerimonia di premiazione per l’assegnazione del Premio nell’anno 2016, avvenuta lo scorso settembre.
Motivazione (in traduzione italiana)

Al Movimento No MUOS il Premio di Pace di Aachen

Il Premio per la Pace 2017 della città di Aachen (Aquisgrana) va al Movimento No MUOS che da anni si batte per la completa demilitarizzazione della sughereta di Niscemi, Sicilia, dove sono istallate le 46 antenne della base NRTF (Naval Radio Trasmitter Facility) e il MUOS (Mobyl User Objective System), mega impianti  di comunicazione appartenenti alla Marina USA.

Il premio di mille euro è oltremodo prestigioso per la rilevanza internazionale. 

 Ecco la presentazione del Movimento No MUOS da parte della giuria del premio della città di Aquisgrana:

“Il movimento No MUOS è un movimento siciliano contro il militarismo, che lotta per una smilitarizzazione della Sicilia con le sue numerose basi USA e NATO e soprattutto per una chiusura delle installazioni radar e dei trasmettitori del nuovo sistema di comunicazione satellitare Mobile User Objective System (MUOS). I No MUOS si battono  contro il  sistema di comunicazione satellitare MUOS poiché minaccia, con le sue tecnologie di sorveglianza e di esplorazione, la pace, l’ambiente e la salute della popolazione locale… Il movimento ha un sostegno ampio tra la popolazione locale e organizza   numerose proteste contro le strutture militari degli Stati Uniti, della NATO e italiane usate in operazioni belliche e nella politica migratoria mortale dell’UE.
I No MUOS lottano contro la trasformazione della Sicilia come avamposto di una frontierizzazione ad alta tecnologia e contro la militarizzazione del Mediterraneo.  Si impegnano per la pace e  l’intesa fra i popoli, volendo il Mediterraneo come spazio vivo e fluido di scambio. Il movimento  organizza regolarmente manifestazioni, raduni, blocchi stradali, scioperi,  campagne d’informazione ed atti di disobbedienza civile.

Inoltre, i No MUOS usano azioni legali a diversi livelli contro l’attivazione delle MUOS e creano un pubblico antimilitarista  con film, libri, musica e mostre fotografiche sulle strutture militari. 

Un altro motivo, oltre la minaccia militare, che sollecita molte attiviste e molti attivisti è la preoccupazione per la loro salute e la sopravvivenza della famosa Sughereta di Niscemi. Il campo elettromagnetico della base militare compromette, secondo uno studio scientifico del Politecnico di Torino, di fatto la salute dei residenti locali, l’ecosistema e la qualità dei prodotti agricoli. È  stato costatato, tra le altre cose, un aumento significativo del cancro alla ghiandola tiroidea e ai testicoli, così come della leucemia e di altre malattie allarmanti nella popolazione locale.


Che cosa è il MUOS e che di cosa si tratta?
Il MUOS, il sistema di comunicazione satellitare, è un pilastro centrale della guerra moderna e come tale di un’importanza decisiva per le operazioni globali degli USA e dei loro alleati della NATO. Le installazioni radar e dei trasmettitori della recintata US Naval Radio Transmitter Facility-8 (NRTF-8) e il sistema di comunicazione satellitare MUOS, attivato nell’anno 2017, si trovano in vicinanza della cittadina Niscemi e dei suoi 30.000 abitanti in Sicilia sud-orientale. 

Il MUOS e le antenne rendono possibile la comunicazione non solo di navi e sottomarini nel Mediterraneo, ma anche tra tutte le unità militari del suolo, l’aria e le forze navali in tutto il mondo. Di conseguenza costituisce uno strumento di guerra centrale, non da ultimo nel contesto dell’automatizzazione delle guerre, cioè il crescente utilizzo di droni. 

Niscemi, insieme a Kojarena (Australia), Northwest Chesapeake (Virginia / USA) e Wahiaw
(Hawaii), fa parte di una rete di comunicazione globale, che unisce quattro satelliti (ed un satellite di riserva) e che rende possibile le operazioni network-centric degli USA ei loro alleati in tutto il mondo. Il costo del sistema ammonta ad almeno 7,4 miliardi di dollari USA. La capacità di trasferimento dati, che gioca un ruolo sempre più importante nell’attuale forma di guerra, dovrebbe essere aumentato con il MUOS dieci volte rispetto al sistema utilizzato in precedenza. Quest’aumento della capacità è soprattutto necessario per il crescente utilizzo di velivoli senza pilota. Il MUOS dovrebbe migliorare il pilotaggio e il controllo dei droni attraverso l’accelerazione della trasmissione di dati e quindi dovrebbe anche espandere la loro capacità operativa come drone di sorveglianza o drone armato.
Questa tecnologia avanzata è utilizzata sempre più sul controllo della migrazione alle frontiere esterne dell’UE. Droni sono, tra l’altro, utilizzati dal sistema di sorveglianza delle frontiere EUROSUR e la missione militare dell’UE EUNAVFORMED nella lotta contro i trafficanti.  È più che degno di nota che si sia formato,  in una regione strutturalmente debole come la Sicilia sud orientale, dove  varie mafie sono attive  spesso in connessione alle infrastrutture militari, un movimento di protesta della società civile tale come il No MUOS. 

Quest’anno, 2017, il movimento No MUOS si è anche confrontato con numerose sfide: dalla fine del 2016, il MUOS è operativo, anche se il giudizio di Caltagirone per la costruzione illegale è ancora in corso. Finora, sono stati annunciate cause contro più di 126 attivisti e attiviste per l’anno 2017 e i costi finanziari che si sono accumulati nel corso del tempo impediscono attualmente l’ulteriore sviluppo del movimento. L’attenzione del pubblico, il riconoscimento e la solidarietà saranno un aiuto per il movimento No MUOS per far fronte alla crescente repressione statale e per continuare con coraggio a promuovere una smilitarizzazione della Sicilia e del Mediterraneo. 

Il Movimento  No MUOS ha, infatti, bisogno di solidarietà e del pubblico internazionale. Perché la lotta, che il movimento No MUOS conduce a livello locale, è una lotta che svolge per conto di noi tutti e tutte noi che ci vogliamo difendere dalle crescenti missioni militari. Che sono spesso glorificate come “missioni umanitarie”, ma che, in verità, oltre agli interessi egemonici, non servono che allo scopo della garanzia dell’approvvigionamento di materie prime ed energia. L’assegnazione del Premio di Pace di Aachen costituisce un segnale importante per rafforzare il movimento attraverso la solidarietà e la conoscenza da parte di  un  pubblico vasto internazionale.

Fonte: www.nomuos.info

No al G7 di Taormina Appello alla mobilitazione e Assemblea Popolare – 13 maggio a Taormina

Il 26 e 27 maggio prossimi, si svolgerà a Taormina il G7, la riunione dei capi di stato e di governo delle sette maggiori potenze mondiali (U.S.A., Canada, Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia). La riunione servirà a definire e coordinare linee comuni di intervento sui problemi fondamentali della politica e dell’economia mondiale. In un mondo nel quale gli 8 uomini più ricchi dispongono di risorse uguali alla somma di quelle a disposizione di 3,6 miliardi di persone più povere (in Italia l’1% della popolazione possiede un quarto di tutta la ricchezza nazionale), questa riunione, anche a causa del clima di caccia alle streghe imposto in USA da Trump contro i/le migranti, servirà a ribadire differenze e privilegi. Servirà a confermare ed estendere gli scenari di guerra, la cosiddetta esportazione della democrazia, con la complicità dell’Unione Europea che, di concerto con la NATO, pratica una politica interventista e guerrafondaia: mentre in Europa, come in Ucraina, riemergono logiche populiste e fasciste. Alimenterà le ingiustizie sociali e il razzismo: mentre i/le migranti muoiono le merci sono libere di circolare; non deciderà nulla, nonostante la drammatica crisi ambientale, per fermare la devastazione del pianeta. Voi G8 (in quel caso partecipava anche la Russia) noi 6 miliardi, si gridò a Genova, nel 2001.

Anche oggi ribadiamo che gli interessi delle grandi potenze capitalistiche non possono venire prima dei bisogni reali di uomini e donne, delle esigenze della terra, della salvaguardia dei beni comuni e della democrazia. Che Taormina ospiti questo vertice non è, perciò, motivo di vanto. Al contrario, ci sembra drammaticamente coerente con la logica di chi sta trasformando la Sicilia in una terra ostile all’accoglienza di donne, uomini e minori migranti (Frontex, Cara di Mineo, Hot spot), ma disponibile a subire i peggiori disastri ambientali (dai grandi impianti inquinanti, all’aumento d’inceneritori e discariche); mentre si aggravano i processi di militarizzazione, sia rispetto alla circolazione delle idee (controllo della rete), sia disseminando l’Isola di basi militari, italiane, U.S.A. e N.A.T.O. Infine, riteniamo che Taormina sia stata scelta seguendo una logica che vede i territori meridionali in condizioni sempre più subordinate, utili solo come luoghi nei quali smaltire scorie e installare discariche. Per questi motivi, ci mobilitiamo, e invitiamo tutte e tutti a mobilitarsi, perché, in nome di una Sicilia “terra di pace e di accoglienza”, il G7 trovi una radicale e diffusa opposizione sociale.

Sabato 13 maggio, ore 17,00 assemblea popolare a Taormina
Piazza S. Pancrazio(c/o porta Messina)

RETE CATANESE CONTRO IL G7

Comitato No Muos – No Sigonella, Cobas Scuola, La Città Felice, La Ragna-Tela, L.I.L.A., Rete Antirazzista CT, Partito Comunista Italiano CT, Partito della Rifondazione Comunista CT, Sinistra Anticapitalista CT, USB, Azione Civile, Coordinamento Democrazia Costituzionale-CT, Catania Bene Comune, OPEN MIND lgbt*, FEMMINISTORIE, CittàInsieme, Comitato Antico Corso, Comitato No Pua, Borderline Sicilia, Sinistra italiana-Ct,AGEDO, Animal Theatron , Sunia prov.Ct, collettivo Red Militant

Per Partecipare: Assemblea popolare a Taormina – Facebook

No al rispristino del poligono militare: Punta Izzo va tutelata e restituita ai cittadini

Il Ministero della Difesa, in risposta a un’interrogazione parlamentare del deputato Gianluca Rizzo, mercoledì scorso ha finalmente chiarito le reali intenzioni del governo e della Marina Militare sul futuro di Punta Izzo. In una nota firmata dal Sottosegretario di Stato delegato, l’onorevole Domenico Rossi, il Ministero ha infatti dichiarato che Punta Izzo rimane di «particolare interesse per la Marina Militare», essendo ancora in parte utilizzata «per attività addestrative periodiche che non richiedono l’uso di armi». A ciò ha aggiunto che «si sta valutando la possibilità di ripristinare l’uso del poligono» ufficialmente disattivo dal 1983, così confermando una notizia già diffusa un anno fa da alcune testate giornalistiche, dalla quale erano scaturite le legittime preoccupazioni e la mobilitazione di tanti cittadini e associazioni contrari alla ripresa delle esercitazioni militari a fuoco nel comprensorio costiero.
Quanto messo nero su bianco dal Ministero della Difesa sembra di fatto respingere l’istanza popolare, sostenuta da migliaia di cittadini, finalizzata alla smilitarizzazione, alla tutela eco-culturale e alla libera fruizione del comprensorio costiero di Punta Izzo.
Inoltre a Marzo di quest’anno, a due mesi da questa istanza popolare, ha fatto seguito la richiesta dell’Amministrazione Comunale di Augusta alla Marina Militare di attivazione della procedura per la smilitarizzazione del bene.
I programmi annunciati dal governo, cioè il possibile ripristino del poligono e l’utilizzo di una porzione di costa per esercitazioni militari, contraddicono palesemente i vincoli ambientali apposti nell’area dal Piano Paesaggistico della Regione Siciliana. Questo Piano infatti riconosce il massimo livello di tutela (3), in virtù delle straordinarie valenze naturalistiche e archeologiche, non solo a Punta Izzo ma all’intera fascia costiera che dal castello di Agnone si estende fino alle ex Saline Regina, prescrivendo un divieto assoluto di edificabilità e persino di effettuare movimenti di terra che possano trasformare i caratteri morfologici e paesistici. Per contro, lo stesso Piano obbliga le istituzioni ad attuare precisi interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico e tra questi: la conservazione dei valori naturali e della biodiversità, la tutela delle singolarità geologiche, la riqualificazione ambientale del litorale e la rinaturalizzazione dei tratti più o meno artificializzati con l’uso delle tecniche dell’ingegneria naturalistica, nonché l’eliminazione dei detrattori ambientali e il potenziamento della fruizione didattico-scientifica attraverso l’individuazione di itinerari naturalistici. A tutto ciò si aggiunga che l’area di Punta Izzo è attigua alle ex Saline Regina, cioè a un’importante area umida rifugio per l’avifauna, riconosciuta dall’Unione Europea come Sito d’Interesse Comunitario (SIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS), che verrebbe minacciata nei suoi naturali equilibri dalla ripresa delle esercitazioni a fuoco nel vicino poligono militare.
E’ pertanto evidente come tutte queste misure di tutela paesaggistica e il delicato contesto ambientale in cui s’inscrive Punta Izzo, siano semplicemente incompatibili con la destinazione dell’area per attività addestrative delle forze armate e con la stessa permanenza di un vincolo militare in loco. Occorre precisare in proposito che le opere e gli interventi a scopo di difesa non sono affatto esenti dal rispetto delle norme ambientali, a cominciare dalle procedure relative alla valutazione d’incidenza. Purtroppo, però, la realtà ci dimostra come in tutta la Regione Sicilia, da Niscemi a Erice passando per Agrigento, continuano a essere realizzate e si ampliano istallazioni e attività militari all’interno di riserve naturali e altre zone protette, in barba a leggi e direttive regionali, nazionali, europee e internazionali.
Per queste ragioni, esprimiamo il nostro dissenso nei confronti dell’indirizzo del governo nazionale con riferimento all’impiego militare del comprensorio costiero di Punta Izzo, che – ribadiamo – avviene in chiara violazione della normativa ambientale regionale e nazionale. Invitiamo, pertanto, il Ministero della Difesa a rivedere le proprie scelte, e l’Assessorato regionale Territorio e Ambiente della Regione Siciliana a intervenire per rivendicare il rispetto da parte del governo nazionale delle prescrizioni del Piano Paesaggistico Regionale. Per un esame approfondito della vicenda e per esporre in quella sede la rilevanza di queste argomentazioni tecniche e politiche, riteniamo opportuna l’immediata convocazione di un tavolo di confronto tra Comune di Augusta, Ministero della Difesa, Regione Siciliana, Agenzia del Demanio e Soprintendenza ai beni culturali di Siracusa, con la partecipazione anche di una rappresentanza del Coordinamento cittadino che si è fatto promotore della petizione popolare per la smilitarizzazione, la bonifica e la tutela di Punta Izzo.
Infine, invitiamo la cittadinanza alla giornata eco-culturale di domenica 7 maggio organizzata dal Coordinamento per Punta Izzo Possibile e dall’associazione Natura Sicula. Al paventato ripristino del poligono di tiro rispondiamo con un’iniziativa naturalistica e culturale che vuole essere un tributo alla bellezza di questo territorio e un’ulteriore spinta al desiderio collettivo di custodirlo, valorizzarlo e renderlo fruibile. Appuntamento alle ore 10 presso il parcheggio del Lungomare Granatello.
Augusta, 6 Maggio 2017
Coordinamento per Punta Izzo Possibile
Amministrazione Comunale di Augusta

Con le ONG delle navi umanitarie per un’Europa dei popoli

Sul banco degli imputati ci vadano Frontex e le politiche razziste dei governi!

Le associazioni antirazziste e solidali denunciano da anni l’eccidio delle/i  migranti che, in assenza di canali legali per sfuggire alla condizione di miseria e di violenza dei paesi d’origine, si affida al mare Mediterraneo per raggiungere un’Europa che immagina accogliente e democratica.

Le vittime documentate dei naufragi, causati quasi sempre dalle pessime condizioni dei gommoni e dalla militarizzazione del nostro mare, sono in costante ascesa,  5000 nell’ultimo anno ed oltre 1000 nel 2017.

Ma l’Unione Europea, invece di prendere atto del fallimento delle sue politiche sempre più liberticide, continua a respingere  militarizzando il Mediterraneo, le coste ed  i nostri territori, noncurante dei diritti sanciti dalle Costituzioni dei paesi membri e dal Diritto internazionale.

Le forze politiche poi, invece di proporre soluzioni, cavalcano l’emergenza immigrazione per trovare consenso elettorale, soprattutto tra coloro che vivono una condizione di disagio sociale, aizzando il razzismo dei penultimi.

E’ quanto è successo nelle ultime settimane in seguito alle dichiarazioni del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro che, riprendendo le analisi contenute nel rapporto di Frontex, presentato alla fine del 2016, ha accusato con generiche insinuazioni le Organizzazioni non governative, che soccorrono i migranti nel Mediterraneo,  di favorire, loro malgrado in alcuni casi, l’immigrazione clandestina, se non, in altri casi, di essere colluse addirittura con i trafficanti; proprio l’opposto della realtà, visto che i trafficanti e le mafie mediterranee si stanno arricchendo grazie alle leggi liberticide della fortezza Europa.

Le dichiarazioni del procuratore Zuccaro sono state sostenute da esponenti della politica quali Di Maio e Salvini, che ne hanno immediatamente approfittato per una ignobile campagna elettorale, ricercando consenso fra quanti, grazie alla disinformazione e alle pessime politiche di accoglienza messe in atto dai governi, sono convinti di stare vivendo una vera e propria invasione, mentre l’Italia e l’Europa accolgono un centesimo di migranti rispetto a quanti ne accoglie il Libano!

In attesa delle  audizioni del procuratore Zuccaro  esprimiamo la nostra solidarietà alle ONG, a cui riconosciamo il merito non solo di salvare concretamente molte vite umane ma anche di costituire una testimonianza insostituibile di quello che accade quotidianamente  nel Canale di Sicilia e sulle coste libiche, proprio quando l’UE finanzia ed arma la guardia costiera libica per impedire le partenze dei migranti; Frontex sta progressivamente riducendo gli interventi di ricerca e soccorso perché considera prioritario bloccare militarmente le partenze e  blindare  i confini.

In questo grave momento in cui stanno crescendo inquietanti scenari  di intolleranza e di odio razziale, ci impegniamo a batterci  affinchè sul  banco degli imputati ci vada chi ha orchestrato questa montatura, amplificata da un vergognoso squadrismo mediatico.

Nel Mediterraneo mai più naufragi, l’Europa fortezza è causa delle stragi!

 

Rete antirazzista Catanese, Rete provinciale catanese contro il G7

 

Info-adesioni: catanianofrontex@gmail.com

NO AL G7 DI TAORMINA

Il 26 e 27 maggio prossimi, si svolgerà a Taormina il G7, la riunione dei capi di stato e di governo delle sette maggiori potenze mondiali (U.S.A., Canada, Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia). La riunione servirà a definire e coordinare linee comuni di intervento sui problemi fondamentali della politica e dell’economia mondiale. In un mondo nel quale gli 8 uomini più ricchi dispongono di risorse uguali alla somma di quelle a disposizione di 3,6 miliardi di persone più povere (in Italia l’1% della popolazione possiede un quarto di tutta la ricchezza nazionale), questa riunione, anche a causa del clima di caccia alle streghe imposto in USA da Trump contro i/le migranti, servirà a ribadire differenze e privilegi. Servirà a confermare ed estendere gli scenari di guerra, la cosiddetta esportazione della democrazia, con la complicità dell’Unione Europea che, di concerto con la NATO, pratica una politica interventista e guerrafondaia: mentre in Europa, come in Ucraina, riemergono logiche populiste e fasciste. Alimenterà le ingiustizie sociali e il razzismo: mentre i/le migranti muoiono le merci sono libere di circolare; non deciderà nulla, nonostante la drammatica crisi ambientale, per fermare la devastazione del pianeta. Voi G8 (in quel caso partecipava anche la Russia) noi 6 miliardi, si gridò a Genova, nel 2001. Anche oggi ribadiamo che gli interessi delle grandi potenze capitalistiche non possono venire prima dei bisogni reali di uomini e donne, delle esigenze della terra, della salvaguardia dei beni comuni e della democrazia. Che Taormina ospiti questo vertice non è, perciò, motivo di vanto. Al contrario, ci sembra drammaticamente coerente con la logica di chi sta trasformando la Sicilia in una terra ostile all’accoglienza di donne, uomini e minori migranti (Frontex, Cara di Mineo, Hot spot), ma disponibile a subire i peggiori disastri ambientali (dai grandi impianti inquinanti, all’aumento d’inceneritori e discariche); mentre si aggravano i processi di militarizzazione, sia rispetto alla circolazione delle idee (controllo della rete), sia disseminando l’Isola di basi militari, italiane, U.S.A. e N.A.T.O. Infine, riteniamo che Taormina sia stata scelta seguendo una logica che vede i territori meridionali in condizioni sempre più subordinate, utili solo come luoghi nei quali smaltire scorie e installare discariche. Per questi motivi, ci mobilitiamo, e invitiamo tutte e tutti a mobilitarsi, perché, in nome di una Sicilia “terra di pace e di accoglienza”, il G7 trovi una radicale e diffusa opposizione sociale.

Premessa

Il G7 ha come protagonisti i capi di stato e di governo dei paesi più industrializzati che, seppure in competizione fra loro, sono uniti dalla volontà di accentrare risorse e potere nelle mani di pochi, facendoci subire in ogni ambito scelte volutamente inique e saccheggiatrici, al punto tale che negli ultimi decenni sono state rimesse in discussione conquiste e diritti sociali ottenuti in circa 200 anni di lotte. Oggi, ogni scambio in qualsiasi ambito del vivere comunitario viene sistematicamente “mercificato”, imponendo unicamente l’ingiusta logica del “massimo profitto”, ottenibile solo tramite un crescente e vergognoso sfruttamento del lavoro di ogni donna e di ogni uomo e dell’ecosistema dei nostri territori. Le decisioni politiche avvengono in luoghi sempre più ristretti, rendendo inaccessibile qualsiasi reale e diretto intervento politico a intere popolazioni. In questo quadro, crisi, repressione e guerre abitano il presente e, se le cose non cambieranno, il futuro. Noi non siamo disponibili a subire tutto ciò in silenzio. Contestiamo radicalmente il G7 e proponiamo, sui temi più significativi, progetti alternativi e “possibili”.

Lavoro e diritti

L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro e su esso basa lo sviluppo del proprio tessuto economico e sociale. Le politiche messe in atto dai governi Italiani negli ultimi anni hanno prodotto riforme pessime, come la Riforma del mercato del 2011, la cosiddetta “Buona scuola” ed il Jobs Act del 2015, che hanno eroso lo stato sociale e aggravato le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici, causando l’aumento della disoccupazione e del precariato e colpendo in modo trasversale i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. L’occupazione femminile ha tenuto meglio di quella maschile durante la crisi. Gli uomini hanno perso quasi un milione di occupati, le donne presentano un segno leggermente positivo. Notizia di pochi giorni fa è quella che il 70% delle famiglie italiane si reggono sul lavoro delle componenti femminili della famiglia. Ma la leggera crescita dell’occupazione femminile nel periodo di crisi è avvenuta al prezzo di un peggioramento della qualità del lavoro delle donne: è aumentato il part-time involontario, la sovra-istruzione e sono aumentate le professioni non qualificate mentre sono diminuite quelle tecniche. La Sicilia è una delle aree dell’UE maggiormente colpita da queste politiche neo-liberiste, lo confermano i tassi di disoccupazione fortemente allarmanti: 21,9% dato generale e 55,9% nell’età compresa tra i 20 e 35 anni. La vocazione dell’isola, prevalentemente agricola e turistica, è stata mortificata da politiche economiche fortemente condizionate dalla presenza della mafia e subordinate agli interessi delle multinazionali, che, dopo aver sfruttato risorse e lavoratori, hanno abbandonato il territorio lasciando dietro di sé il deserto: devastazioni ambientali e disoccupazione. E’ in atto nel Mezzogiorno d’Italia, in Sicilia più che altrove, un rafforzamento della grande azienda capitalistica, che si giova dei finanziamenti comunitari, mediati dagli intrecci mafiosi-clientelari regionali, della diffusione del caporalato e del lavoro schiavistico, compromettendo l’attività delle aziende contadine. Il commercio è fortemente penalizzato da un sistema di trasporti molto arretrato ed è monopolizzato dall’ingombrante e diffusa presenza di centri commerciali. Il turismo risente della carenza di infrastrutture e della cattiva gestione del ricco patrimonio storico, culturale e paesaggistico presente in Sicilia. A peggiorare la situazione contribuiscono le trivellazioni (a terra e in mare) e la diffusissima presenza di basi e servitù militari. Anche la Scuola pubblica, in Sicilia, è stata colpita in modo particolare dalla controriforma renziana: alti tassi di dispersione (circa 70,000 studenti in meno dal 2007), strutture fatiscenti (80% degli edifici scolastici risultano inagibili), “deportazione” di migliaia di docenti al Nord per la mancanza di posti di lavoro soprattutto sul sostegno e sul tempo pieno (su 15.075 docenti entrati in ruolo,9.718 sono stati costretti a trasferirsi fuori dall’isola). Per questo ci opporremo fermamente al prossimo G7, al progressivo smantellamento dell’apparato produttivo, e facciamo appello a lottare per valorizzare l’economia, le risorse e le intelligenze locali, per dare un presente ed un futuro alle nuove generazioni, nel pieno rispetto dei diritti di tutti i lavoratori e le lavoratrici.

Energia e Territori 

La “lotta ai cambiamenti climatici”, insieme alla “sostenibilità ambientale”, sono gli impegni che sulla carta, e da decenni, i leader degli Stati più industrializzati del mondo dichiarano, senza mai raggiungerli, e ciò a causa della subordinazione a un sistema socio-economico in cui la natura è considerata mera “risorsa”, da sfruttare e mercificare per il profitto di pochi (il famoso 1%), anziché un bene comune. Nella realtà, le politiche energetiche sono al servizio delle lobby industriali e fatte di finanziamenti per decine di miliardi di euro alle centrali da fonti fossili (petrolio, carbone, gas), cioè alla causa principale dei cambiamenti climatici. In questa direzione, un ulteriore segnale negativo è dato dai recenti sviluppi e dalla progressiva globalizzazione del mercato del GNL (gas naturale liquefatto, un gigantesco business che, fra l’altro, disseminerà di terminal GNL costieri i principali porti mediterranei. Queste scelte determinano: danni irreversibili alla salute delle popolazioni e crescenti fenomeni migratori (aumento delle temperature, inondazioni, siccità, desertificazione)

Discariche e inceneritori, trivelle e deforestazioni, impianti inquinanti e scorie pericolose sono le minacce più comuni, per l’uomo e per l’ambiente, contro le quali le comunità resistono in tutto il mondo per riaffermare il diritto all’autodeterminazione popolare e a un’esistenza libera, dignitosa e in armonia con la natura. Diciamo basta ai soprusi generati dalla grande industria, con la complicità delle istituzioni, per fermare la distruzione dei territori, rivendicare bonifiche e riconversione ecologica delle economie, rimettere al centro le persone e rifiutare il ricatto occupazionale che contrappone la prospettiva di un reddito, spesso precario e senza tutele, al diritto di vivere in un ambiente sano, pulito e sicuro.

L’agricoltura contadina e la sovranità alimentare

L’agricoltura contadina ha oggi un’importanza fondamentale nel contribuire in modo sostanziale alla soluzione di alcuni grandi problemi che affliggono il nostro mondo. Il 70% del cibo grazie al 30% dello spazio agricolo viene prodotto attraverso l’agricoltura contadina, mentre l’agroindustria occupa il 70% dello spazio e il 30% della produzione di cibo, con costi enormi, e gravi danni all’ambiente. Inoltre, i paesi che rappresentano il G7, più l’Unione Europea, portano avanti un modello economico che opprime i contadini. I grandi investimenti dell’agro-industria hanno un effetto significativo sulla riduzione della capacità dei piccoli produttori accaparrando le terre, controllando i mercati, monopolizzando l’accesso alle risorse naturali, privatizzando le risorse genetiche, limitando la biodiversità ai parametri commerciali, promovendo l’utilizzo di sostanze chimiche tossiche nei processi produttivi. La sovranità alimentare rappresenta “il diritto” dei popoli, delle comunità e dei Paesi di definire le proprie politiche agricole, del lavoro, della pesca, del cibo e della terra, in un quadro appropriato sul piano ecologico, sociale, economico e culturale, rispettoso delle specificità di ogni singola realtà. In Sicilia, già “granaio dell’impero”, l’agricoltura è stata scientificamente “depressa”, con il conseguente abbandono di vaste aree di terreni, l’aumento dello sfruttamento dei braccianti, l’esplosione del lavoro nero, il caporalato, il recente utilizzo schiavista delle braccia delle sorelle e dei fratelli migranti ed il controllo mafioso del territorio.

Sicilia avamposto di guerra
L’Italia ha subito dal dopoguerra, ma con forte accelerazione negli ultimi anni, una sempre crescente militarizzazione del territorio. Tale fenomeno, non dovuto all’ incremento delle difese nazionali, dipende dalle servitù militari costituite in favore di organismi sovranazionali, in particolare NATO, e delle forze armate statunitensi. Già da tempo le installazioni militari straniere sul nostro territorio hanno superato il centinaio. Ciò, oltre a rendere l’Italia un obiettivo sensibile sotto un profilo bellico, ci ha stretti in una rete di alleanze e accordi di collaborazione che ci costringe alla partecipazione ad interventi militari del tutto contrari ai principi dell’art. 11 della nostra Costituzione, ad acquisti e vendite di armamenti che pesano enormemente sulla nostra economia e che favoriscono solo i profitti del complesso militare-industriale (vedi Finmeccanica). Per acquisti di armamenti e missioni militari vengono spesi giornalmente 64 milioni di euro ( 23,3 miliardi di euro annui), sottratti alla cura dei malati, all’istruzione, alla tutela del lavoro, del territorio, dei beni artistici. La Sicilia, col MUOS e con il prossimo allargamento di Sigonella, già principale base aerea per droni (micidiali aerei senza pilota) di tutto il bacino mediterraneo, rappresenta il simbolo della presenza militare Usa-Nato nel nostro territorio. Presenza consentita in dispregio delle norme costituzionali e della volontà dei cittadini che ci costringe anche all’ospitalità di arsenali nucleari, non voluti per referendum. Noi proponiamo di mobilitarci per la smilitarizzazione dei nostri territori e per l’uscita dell’Italia dalla Nato di contrapporre ad un’economia di guerra, esclusione e militarizzazione delle frontiere, un’economia di pace, accoglienza ed inclusione, come ineludibile corollario del riconoscimento dei diritti umani, d’asilo e per liberare l’umanità dalla barbarie della guerra e del razzismo.

La Sicilia frontiera sud della Fortezza Europa 

Da decenni la Sicilia, per la sua collocazione geo-strategica, è sempre più la frontiera di terra più a sud della fortezza Europa, anche se la progressiva esternalizzazione delle frontiere coinvolge i paesi del Nord Africa e i governi europei, oltre a “formare” la guardia costiera libica per impedire la partenza di uomini, donne e minori migranti, stanno pensando di blindare la frontiera sud della Libia per bloccare (e far morire) i migranti nel deserto del Sahara. La nostra Isola è sempre più coinvolta nella sperimentazione di nuove politiche di guerra ai/alle migranti, sia attraverso la crescente militarizzazione dei salvataggi e degli sbarchi, sia con la proliferazione di centri di “accoglienza” funzionali al mega-business degli amici degli amici (vedi Mafia capitale per il Cara di Mineo). Oramai, prima della salvaguardia della salute psicofisica delle e dei migranti appena sbarcati, ai tutori dell’ordine ed agli ispettori di Frontex interessa la “sicurezza contro il terrorismo”, s’infliggono così lunghe ore d’attesa, a volte sotto la pioggia, ai migranti prima di scendere in banchina per le operazioni d’identificazione, riconoscendo esplicitamente anche l’uso della forza per prendere le impronte digitali. In occasione del prossimo G7 a Taormina, centro dell’agenda politica internazionale vi sarà la crescita delle politiche di guerra ai migranti attizzando fratricide guerre fra poveri e ai poveri con il pretesto della difesa della “nostra” sicurezza minacciata dall’invasione di “orde islamiche”. Un motivo di più per mettere al centro dell’agenda politica dei movimenti sociali la solidarietà internazionalista fra i popoli contro il neoliberismo, le guerre e la nuova apartheid. Noi proponiamo di contrapporre ad un’economia di guerra, esclusione e rafforzamento delle frontiere, un’economia di pace ed inclusione, come ineludibile corollario del riconoscimento dei diritti e della libertà di uomini e donne”.

RETE CATANESE PROVINCIALE CONTRO IL G7

La Rete si è articolata attraverso assemblee pubbliche, provinciali e regionali e, al suo interno, con quattro tavoli tematici che hanno prodotto questa sintesi del documento-appello che stiamo diffondendo a livello provinciale, regionale e nazionale assieme agli eventi di cui vi terremo in tempo reale aggiornati.

sottoscrivono:

Comitato No Muos – No Sigonella, Cobas Scuola, La Città Felice, La Ragna-Tela, L.I.L.A., Rete Antirazzista CT, Partito Comunista Italiano CT, Partito della Rifondazione Comunista CT, Sinistra Anticapitalista CT, Federazione di Catania USB, Azione Civile, Coordinamento Democrazia Costituzionale-CT, Catania Bene Comune, OPEN MIND lgbt, FEMMINISTORIE assieme alle tantissime individualità che hanno dato vita alla “RETE CATANESE CONTRO IL G7”.

Per informazioni e nuove adesioni contattare: coordinamentocataniacontroilg7@inventati.org